“I giornalisti dovranno adottare questi tool per sopravvivere e prosperare per un'altra generazione".
Questa è la visione di Noreen Gillespie, ex-giornalista di Associated Press che ora cura i progetti di intelligenza artificiale in Microsoft. Per quanto amara, questa frase ci fa riflettere. D’altronde, il 2023 ha rappresentato lo spartiacque tra il mondo pre- e post-intelligenza artificiale, elemento sempre più pervasivo nelle nostre vite personali e professionali. Oggi ne sanno qualcosa anche i giornalisti, che si stanno preparando a integrare sistemi di intelligenza artificiale generativa per rimanere al passo con i tempi e trovare una convivenza pacifica, senza sopraffazione.
Le prime mosse di Microsoft
Il colosso di Redmond sta facendo notevoli passi avanti nell'implementazione dell'I.A. nel giornalismo. Infatti, ha annunciato una collaborazione con Semafor, la piattaforma multimediale co-fondata dall’ex caporedattore di Buzzfeed Ben Smith, per il lancio di un feed di notizie chiamato “Signals” che sarà scritto interamente da giornalisti, con il supporto dell’intelligenza artificiale come strumento di ricerca di notizie da fonti globali e traduzione.
Inoltre, Microsoft ha annunciato collaborazioni con altre organizzazioni giornalistiche, tra cui la Craig Newmark Graduate School of Journalism, la Online News Association e il GroundTruth Project per esplorare modi per incorporare l’intelligenza artificiale generativa nel loro lavoro e nelle redazioni.
I protagonisti: New York Times e le altre testate giornalistiche
Oltre a Semafor, altri portali di notizie stanno per implementare l’intelligenza artificiale in redazione. Microsoft sta già stringendo accordi con famose testate americane, tra cui il New York Times, che costruirà un team dedicato all'I.A. Il New York Times sta avviando la formazione di una squadra dedicata all'esplorazione dell'intelligenza artificiale generativa all'interno della propria redazione e prevede di arruolare diverse figure professionali per questo progetto: machine learning e software engineer, editor e designer, che creeranno un nucleo innovativo, capace di trasformare prototipi di idee in soluzioni concrete per la redazione. Questo approccio mira a garantire che l'introduzione dell'I.A. nella redazione non sostituirà il tocco umano nella scrittura, nell'editing e nella reportistica. L'obiettivo è sperimentare come queste tecnologie possano supportare il giornalismo e la presentazione dei contenuti ai lettori.
Altri editori di notizie stanno esplorando come integrare l'I.A., sia generativa che basata su machine learning tradizionale, nelle loro operazioni. Ad esempio, Axel Springer, editore di Politico e Business Insider, ha siglato un accordo con OpenAI per la condivisione di contenuti e l'esplorazione dell'utilizzo dell'I.A. nel giornalismo. Anche l'Associated Press ha firmato un accordo simile.
Attualmente, gran parte delle principali entità nel settore giornalistico si trova in fase di negoziazione con aziende operanti nel campo dell'intelligenza artificiale, tra cui OpenAI, allo scopo di esplorare possibilità di collaborazione o di ricevere almeno un'indennità per l'impiego dei loro materiali nel processo di addestramento di modelli linguistici avanzati.
La relazione complessa con l'I.A. generativa
Il rapporto tra il New York Times e l'I.A. generativa fino ad ora è stato piuttosto sofferto. Infatti la pubblicazione è stata tra le prime a bloccare l’accesso ai suoi contenuti ai crawler web di OpenAI, culminando in una causa legale contro la compagnia e il suo principale investitore, Microsoft. Le preoccupazioni riguardavano la riproduzione integrale degli articoli da parte di ChatGPT, con possibili ripercussioni negative sul rapporto con i lettori e sulle entrate pubblicitarie. Sorprende quindi il cambio di rotta del New York Times, che al momento sembra avvicinarsi a un’integrazione della stessa intelligenza artificiale nella propria redazione.
Uno sguardo al futuro
L'integrazione dell'intelligenza artificiale nel giornalismo solleva questioni etiche e pratiche, dalla gestione dei diritti d'autore all'accuratezza delle informazioni. Il caso del New York Times contro OpenAI evidenzia la complessità della relazione tra I.A. e media, sottolineando la necessità di normative chiare e di un approccio responsabile all'uso delle tecnologie. Di conseguenza, integrare l'intelligenza artificiale nel giornalismo rappresenta una sfida difficile, data la proliferazione di notizie false e la generazione di storie con false firme umane. Come abbiamo visto, ad oggi redazioni dal calibro internazionale dimostrano un interesse crescente verso l'adozione dell'I.A. nel giornalismo, non come sostituto, ma come complemento al lavoro umano: grazie a strumenti avanzati per la ricerca, la traduzione e la sintesi di notizie da diverse fonti globali, potenzia la capacità dei giornalisti di produrre contenuti accurati e approfonditi per i lettori.